sabato 24 febbraio 2018

SOCRATE


SOCRATE

Socrate (469 a.C. – 399 a.C.) ha in comune con i sofisti l' interesse circa il mondo dell'uomo. Ma mentre i sofisti concentravano i loro interessi sul successo, Socrate volle formare la gioventù attraverso la verità. Oltre a ciò per le proprie lezioni, egli non pretese mai dei compensi in denaro. Inoltre, diversamente dai sofisti, Socrate si pose nei confronti dell’interlocutore con l’atteggiamento di chi non sa e di chi ha tutto da imparare.
Socrate considerò la dialettica non come un' arma per confutare la tesi dell'avversario. Egli avvertì come una forza interiore, un "demone" che lo spingeva a compiere con ferma determinazione la sua missione maieutica (l’arte di tirar fuori, di far partorire la verità). Socrate è stato un educatore, ma non nel senso dell’insegnamento tradizionale, perché egli insegnava ai suoi discepoli la cura dell’anima (o psichè). Il “conosci te stesso” equivaleva a conoscere la propria psichè. Socrate, inoltre, è stato l'unico che sapeva di non sapere, per questo dimostrò che non esisteva alcun sapiente. Considerò la ragione il bene più importante dell'uomo. Il maestro doveva essere una guida per rendere più agevole il processo di formazione dell’uomo.

Socrate è stato un uomo di modesta origine, ma di eccezionale grandezza d’animo. Praticò l’arte ostetricia, ma la esercitò in un modo tutto spirituale, aiutando i discepoli a far nascere da se stessi la verità (maieutica). Era un pensatore (un filosofo), che aveva più a cuore le sorti della verità che gli interessi della famiglia. Partecipò alla vita pubblica solo quando fu chiamato e spinto dalle circostanze, ma in ogni occasione, diede prova di fermezza e grande onestà. Diceva di avere dentro di se la voce di un Dio che lo spingeva continuamente a filosofare, a insegnare interrogando, secondo il metodo suo proprio (il metodo del “dialogo”). Profondamente convinto che esistessero dei valori costanti, delle verità immutabili, spese la vita nella ricerca di tali valori, testimoniando, in un’epoca di corruzione e di crisi, la sua magnanimità e grandezza dimostrando di essere un uomo spiritualmente superiore, coerente con se stesso fino alla morte. Socrate venne accusato di non prestare ossequio agli dei patri, di voler introdurre il culto di nuove divinità e di corrompere i giovani. Ambedue le accuse erano infondate, ma il malvolere dei giudici e lo stesso atteggiamento poco conciliante dell’accusato, lo condussero alla condanna a morte. La pena era commutabile nell’esilio, ma Socrate preferì morire perché (Apologia) se non era gradito ai suoi concittadini, non poteva sperare sorte migliore in una città straniera. Morì bevendo cicuta (un veleno che provoca la progressiva paralisi) nel 399 a.C. Socrate rimase sereno a conversare con i suoi ristretti amici sino all’ultimo, trattando un argomento sublime, l’immortalità dell’anima.  È nota la  confessione di ignoranza che Socrate faceva di se stesso, egli era il più saggio perché sapeva di non sapere (principio della sapienza).

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