sabato 24 febbraio 2018

Platone

PLATONE E L'ACCADEMIA

Grande figura di filosofo allievo di Socrate, Platone ebbe sempre un grande interesse per la vita politica , ma fu distolto dal prendervi parte a causa delle travagliate vicende della città. Platone pensava che uno Stato migliore si sarebbe potuto avere soltanto quando i governanti fossero diventati filosofi o i filosofi stessi si fossero posti a governare. Ad Atene Platone fondò l’accademia. Dopo un ultimo viaggio a Siracusa, dove sfuggì alla morte solo grazie all’aiuto dell’amico Archita, ritornò definitivamente ad Atene, il luogo in cui rimase alla direzione dell’Accademia sino alla sua morte. 
L’Accademia Platone istituì la scuola avendo presente il modello pitagorico, ma l’accademia ebbe un carattere più aperto sia alla partecipazione di persone estranee alla scuola sia a i più diversi temi di discussione. Ebbe anch’essa aspetto religioso, di associazione devota al culto delle Muse, ma le pratiche di questo culto avevano un carattere pubblico, cittadino, non misterico. L’accademia è il primo esempio nell’antichità, di lavoro di ricerca svolto secondo diverse specializzazioni. L’intento dell’accademia era quello di formare una nuova generazione di politici-filosofi, che sapessero con buone leggi,  riformare la realtà politica del tempo, seguendo un modello ideale. I dialoghiL’apologia, monologo in prima persona, tenuto da Socrate davanti ai giudici, in luogo di difesa. Dialoghi Giovanili (cioè quelli più direttamente influenzati dalla figura di Socrate: maestro) Critone, sull’obbedienza alle leggi, non giudicare secondo le opinioni comuni degli uomini, ma soltanto servendosi della ragione, regolandosi secondo coscienza. Eutifrone,  dove, ironia e maieutica hanno il loro più evidente dispiegamento. Protagora e Gorgia, dove si evidenzia il contrasto tra i sofisti (che mirano al pratico e insegnano tante cose) e Socrate (al quale non interessa l’aspetto tecnico dell’insegnamento, bensì la sapienza, che è l’equivalente di virtù). Menone, nel quale viene trattato il tema della virtù e della sua insegnabilità(già si manifesta il punto di vista di Platone). 
Dialoghi della Maturità (dalla fondazione dell’Accademia in poi) Simposio, sulla definizione dell’amore. Fedone, sull’immortalità dell’anima(con la descrizione degli ultimi istanti di Socrate). Repubblica, grande sintesi del pensiero di Platone e soprattutto del suo disegno politico-pedagogico. Dialoghi Dialettici (quando Platone è nella sua fase matura) Fedro, Parmenide e Teeteto, chiamati “dialettici” perché Platone sottopone la propria dottrina alle obbiezioni più forti che i suoi avversari potrebbero rivolgerle e lascia incerta la conclusione della disputa.
La vita Grande figura di filosofo allievo di Socrate, Platone ebbe sempre un grande interesse per la vita politica , ma fu distolto dal prendervi parte a causa delle travagliate vicende della città. Platone pensava che uno Stato migliore si sarebbe potuto avere soltanto quando i governanti fossero diventati filosofi o i filosofi stessi si fossero posti a governare. Ad Atene Platone fondò l’accademia. Dopo un ultimo viaggio a Siracusa, dove sfuggì alla morte solo grazie all’aiuto dell’amico Archita, ritornò definitivamente ad Atene, il luogo in cui rimase alla direzione dell’Accademia sino alla sua morte.
 Socrate aveva esortato ciascuno a ricercare dentro di sé la verità (“conosci te stesso”). Nel Menone, Platone ripropone il problema della verità, sostenendo che sarebbe impensabile che noi cercassimo qualcosa se già in qualche modo non la conoscessimo e, qualora la trovassimo, non saremmo neppure in grado di riconoscerla. Quindi noi abbiamo già un presentimento di ciò che cerchiamo, solo che ci rimane confuso finché non lo liberiamo dalle opinioni che ce lo nascondono. Il conoscere non è altro che ricordare quella verità che in altra vita la nostra anima ha già contemplato in un mondo superiore, quello delle “realtà in se”, il mondo delle idee.

Per Platone è impossibile che i concetti, ossia le idee universali, immutabili, eterne vengano ricavate dalla conoscenza sensibile, che è individuale, particolare e mutevole. “La conoscenza delle essenze immutabili ed eterne ci proviene dalla realtà superiore delle idee, modello di tutte le cose sensibili” Di fatti nel Fedone, uno degli argomenti in appoggio all’immoralità dell’anima è appunto quello della sua somiglianza con le idee eterne e immutabili. Nel Simposio il filosofo è presentato come colui che aspira a superare la realtà corporea per raggiungere la visione delle idee. Esistono quindi due mondi contrapposti : il mondo materiale e sensibile e il mondo delle Idee. Anche nell’uomo esiste un contrasto tra la sua realtà fisica, che limita gli slanci dell’anima, e il suo spirito che è di origine superiore.

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