mercoledì 23 maggio 2018

IL NOME DELLA ROSA

Riassunto:

Durante la sua settimana di permanenza, nell’abbazia avviene una serie di misteriosi delitti. La causa di queste morti viene chiarita solo nell’ultimo giorno, dopo laboriose e difficili indagini da parte del francescano. Ecco la sintesi degli avvenimenti: Adelmo, un monaco ancora giovane eppure già famoso come grande maestro miniatore, aveva avuto un rapporto sessuale con Berengario cioè l’aiuto bibliotecario. Berengario era innamorato d’Adelmo e questi gli si concesse solo perché l’aiuto bibliotecario gli aveva promesso di mostrargli un libro particolare. Il giovane miniatore si era piegato ad un peccato della carne per accontentare una voglia dell’intelletto. Sentendo poi i sensi di colpa, si era suicidato, buttandosi da una finestra della biblioteca.
Nel frattempo Venanzio, traduttore dal greco e dall’arabo e devoto ad Aristotele era riuscito ad entrare nel Finis Africae, cioè nel luogo della ricchissima biblioteca dell’abbazia dove erano nascosti i libri ritenuti maledetti. Qui riesce a sottrarre un libro “strano” e comincia a leggerlo. Ma arrivato nelle cucine, che si trovano proprio sotto la biblioteca, muore. Qui lo trova Berengario; non sa cosa fare e si carica il corpo in spalla e lo butta in un orcio di sangue, pensando che tutti si convincessero che era annegato. Poi con il libro, che ormai ha incuriosito anche lui, va nell’ospedale per leggerlo. Dopo un po’, non si sente molto bene e va nei bagni per cercare di star meglio. Ma muore nella vasca, lasciando il libro incustodito. Severino da Sant’Emmerano, il padre erborista, che aveva cura dei balnea, dell’ospedale e degli orti, ritrova il libro. Viene ucciso nell’ospedale con un colpo alla testa da Malachia, il bibliotecario, per volere di Jorge da Burgos, un vecchio frate cieco che lo manipolava abilmente. Malachia però non resiste alla tentazione di aprire il libro e muore in chiesa davanti agli occhi di tutti i frati. L’ultimo assassinato è l’Abate, che si spegne lentamente soffocato in una stanza segreta della biblioteca. 


Tutti questi omicidi a catena sono stati architettati da Jorge per motivi ideologici: impedire la lettura di una copia del secondo libro della Poetica d’Aristotele, dove l’autore vede la disposizione al riso come una forza buona. Secondo Jorge la conoscenza dell’arte comica avrebbe avuto effetti eversivi, in quanto il riso avrebbe distrutto il principio d’autorità e sacralità del dogma.
Al centro di tutte queste morti c’è dunque un libro pericoloso, sia dal punto di vista ideale che materiale. Jorge, infatti, per evitare che questo testo potesse essere letto da chiunque, aveva cosparso le pagine della Poetica d’Aristotele con un veleno particolare, sottratto all’erborista Severino. Quando un lettore sfogliava le pagine del libro, toccava inavvertitamente il veleno e, quando appoggiava il dito sulla lingua per girare il foglio, lo ingeriva e ovviamente moriva. Jorge non si considerava responsabile di tutti questi delitti e attribuiva la causa delle morti unicamente alla “vana curiosità” e alle colpe di ciascun frate.


Alla fine della settimana, durante una lite notturna nel Finis Africae tra Guglielmo, che ormai aveva scoperto tutto, e Jorge; Adso fa cadere una candela accesa su una pergamena. Ciò dà origine ad un enorme e spettacolare incendio, che distrugge l’intera abbazia. Dopo questi drammatici avvenimenti Adso e Guglielmo sono costretti a separarsi; Adso si ritira nel monastero di Melk e non ha più notizie di Guglielmo, fino a quando scopre che è morto durante la celebre Peste Nera.

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