sabato 24 febbraio 2018


SPARTA E L'EDUCAZIONE DEL SOLDATO

La polis spartana viene quasi sempre ritratta in rapporto alla polis ateniese, cosa che finisce per appiattire ed anche deformare la sua realtà storica. Emergendo per via diretta del medioevo greco, la polis spartana conserva di quel mondo il motivo fondamentale dell'epos omerico, l'ideale dell'aretè eroica. Muta però il suo contenuto umano e sociale, perché essa non designa più la forza, il coraggio, la vitalità guerriera del singolo "cavaliere", ma assume contenuto e significati sociali. L'atto eroico non ha come proprio scopo la gloria individuale, la conquista della fama dell'individuo superiore, ma ha come proprio fine la  difesa ed il potenziamento della patria. Eroe è colui che è solidale in battaglia, che non sa indietreggiare di fronte al nemico, che è disposto a dare la propria vita per lo stato. La cultura di questa Sparta arcaica si avvicina in ogni caso più a quella di Atene del V secolo che all'immagine stereotipata fatta coincidere con il momento della sua involuzione reazionaria. Lo stato trascende l'individuo; ma l'individuo conserva ampi spazi in cui realizzare la sua personale eccellenza. Diverso il discorso da fare per il periodo successivo, perché Sparta ripiega progressivamente su se stessa , fino ad assumere forme culturali ed educative che a giudizio di molti ateniesi del tempo appaiono barbariche. Secondo il tracciato dal Marrou, nella Sparta dell'età classica lo Stato si impossessa del fanciullo all'età di sette anni, dopo la prima educazione in famiglia, e provvede direttamente alla sua formazione fino ai vent'anni.
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